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                                                                                                  La miniatura

                                   

 

                                   

                                       Gestualità e simbologia dei codici miniati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’alto medioevo fu un'epoca dominata dall’analfabetismo non solo tra la popolazione rurale, ma anche tra la nobiltà feudale. I soli ad avere un’istruzione erano i monaci e gli ecclesiastici. I monasteri divennero veri e propri centri di cultura; erano centri di produzione, oltre che di spiritualità ed i testi che venivano maggiormente rappresentati erano quelli sacri. Il Cristianesimo si caratterizzò fin dall’inizio come una religione del libro, a differenza degli antichi culti pagani. Per divulgare la parola di Dio nacquero nei monasteri delle figure professionali dedite alla trascrizione e decorazione dei testi con delle splendide miniature, che illustravano il verbo e ne facilitavano l’interpretazione. Illustrazioni raffinate, finiture di pregio, magnifici decori, conferiscono a questi antichi manoscritti un valore inestimabile. Pur essendo così preziose, rappresentarono per secoli un elemento accessorio del testo. Di rado si trova la firma dei miniatori sui manoscritti, nella cultura medievale era molto radicato l’ideale della modestia e dell'umiltà. L’amanuense non aspirava alla propria gloria, ma a quella del codice. Il lavoro del miniatore è considerato in tutto il medioevo un’attività particolarmente gradita a Dio e si credeva che all’amanuense venisse rimesso un peccato per ogni lettera, rigo o punto che aveva scritto.

 

La loro funzione principale rimaneva quella di diffondere il Vangelo ma era loro compito anche trascrivere antichi testi classici, molti dei quali, senza il loro “certosino” lavoro, sarebbero andati perduti per sempre. La biblioteca costituiva uno dei luoghi più importanti dei monasteri: “Un convento senza biblioteca è come un’armeria senza armi.” Questo lo scriveva un canonico, Gottfried de Sainte, nel 1170.

In questa società le immagini assumono un’importanza centrale: servono d’insegnamento per una buona condotta, attraverso di esse si capisce ciò che è socialmente approvato e ciò che non lo è. Le immagini medievali parlano una loro lingua, fatta di gesti in codice, di metafore, di simboli, e se non li conosciamo, quelle immagini non hanno voce. Noi le facciamo parlare!

Sottoponiamo all’attenzione dei ragazzi alcune miniature soffermandoci sulla gestualità dei personaggi, la simbologia dei colori utilizzati o la stravagante prospettiva messa in opera dagli artisti dell'epoca. Immagini di facile lettura per un uomo del tempo, ma completamente inusuali nel nostro linguaggio. I ragazzi lavorano con pigmenti e collanti affrontando la doratura e la pittura di alcune immagini. Scrivono poi la storia rappresentata nella miniatura appena realizzata seguendo i canoni dell'espressione artistica medievale.

2014 created by Sofia Monticelli

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